Guido Guidi: Col tempo, 1956 - 2024

MAXXI - Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo

13.12.24 — 20.04.25

 

a cura di Simona Antonacci, Pippo Ciorra, Antonello Frongia 
in collaborazione con Archivio Guido Guidi 
e con CCA – Canadian Centre for Architecture, ICCD – Istituto Centrale per 
il Catalogo e la Documentazione

sponsor Ghella 

 

Ghella sostiene l’arte come sponsor della mostra che celebra l’opera di Guido Guidi, uno dei maestri della fotografia contemporanea italiana, ripercorrendo quasi settant’anni di carriera. Attraverso oltre 400 immagini, la mostra offre uno sguardo poetico e profondo sulla trasformazione del territorio e sul passare del tempo.

 

Guido Guidi. Col tempo, 1956-2024 è il titolo della monografica dedicata a uno dei più grandi protagonisti della fotografia italiana, appartenente a una generazione di autori che hanno ridefinito il nostro rapporto con il paesaggio contemporaneo: Guido Guidi (Cesena, 1941). Aperta al pubblico dal 13 dicembre 2024 nella galleria 1 del MAXXI e realizzata in collaborazione con l’Archivio Guido Guidi, la mostra, la più estesa mai realizzata, è il frutto di un intenso lavoro di ricerca condotto a fianco del fotografo nel suo studio e archivio a Ronta di Cesena. Il percorso dell’esposizione procede su due piani intrecciati: quello verticale delle stampe fotografiche, con oltre 400 opere e numerosi inediti, per un totale di 40 sequenze costruite dall’autore, e quello orizzontale delle teche, che ci porta a contatto con i densissimi materiali d’archivio. Ordinata cronologicamente, la mostra ripercorre le principali serie dell’autore: dagli esordi e le sperimentazioni degli anni Sessanta e Settanta, alle ricerche personali e alle committenze sul paesaggio degli anni Ottanta e Novanta, fino ai progetti più recenti degli anni 2000. La sua riflessione erudita intorno al linguaggio dell’immagine ha dato vita a una poetica della visione tra le più incisive della cultura fotografica contemporanea. Attraverso la fotografia, Guidi concettualizza il cuore delle questioni che riguardano il sistema della rappresentazione visiva: ogni immagine cela una riflessione sull’atto del vedere, sul mezzo utilizzato per registrarlo e sullo scorrere del tempo, indipendentemente se il suo sguardo si posi su un frammento di paesaggio familiare e quotidiano, sull'architettura dei grandi maestri o se il suo messaggio visivo debba passare per le sue fotografie e per l’attività di docente in cui è impegnato fin dagli anni Ottanta, fino ad essere considerato un “maestro” da più generazioni di autori. 
La mostra, realizzata in collaborazione con importanti istituzioni italiane e internazionali che hanno sostenuto il lavoro di Guidi nel corso del tempo, come l’ICCD e il CCA, intende affrontare la ricerca di Guidi da un punto d’osservazione inedito, quello del suo archivio: casa, studio d’artista, luogo di lavoro, di vita e di incontro per giovani autori. Un ulteriore contributo alla mostra è rappresentato dal progetto video a più canali realizzato dal regista Alessandro Toscano, che mette in dialogo la genesi della mostra con un’interpretazione visiva della ricerca e della metodologia di Guidi. 

 

 

Guido Guidi, Tomba Brion, San Vito di Altivole, 2007, © Guido Guidi, Collezione Fotografia MAXXI Architettura e Design contemporaneo

Guido Guidi, Cittadella, 1984 © Guido Guidi

Guido Guidi, Venezia, 1974 © Guido Guidi

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Il percorso espositivo si apre con la serie Preganziol, manifesto del pensiero, seguito dalla video installazione realizzata da Alessandro Toscano durante le fasi preparatorie della mostra: un'interpretazione visiva dell’universo creativo e materiale di Guidi raccontato attraverso la casa-studio-archivio di Ronta di Cesena. Il percorso si dispiega poi come un lungo “leporello”, articolato in 5 sezioni che presentano 40 sequenze fotografiche definite dallo stesso Guidi: dal precoce interesse per la fotografia a metà degli anni Cinquanta alle serie degli anni Settanta, in cui prosegue la sua  sperimentazione sul mezzo e sul linguaggio, lungo due linee di ricerca. Per un verso Guidi fotografa con apparecchi di piccolo formato il proprio microcosmo personale, per l’altro, influenzato anche da Walker Evans, avvia la sua indagine sul tema della facciata soffermandosi sull’edilizia ordinaria della provincia. Nel corso degli anni Ottanta e oltre Guidi privilegia poi l’uso del medio e grande formato e lavora sempre più sistematicamente con il colore mentre, a partire dai dintorni di Cesena, la sua geografia si amplia: dalla Romagna alla Via Emilia al resto dell’Italia, fino a progetti internazionali come il viaggio lungo la strada B1 in Europa. Una sezione dedicata all’architettura e all’urbanistica sottolinea come Guidi abbia affrontato anche la ricerca dei maestri «nella modalità dell’apprendere, cercando di entrare nel processo mentale dell’architetto». Di particolare interesse 
qui è il progetto dedicato a Carlo Scarpa, con il quale Guidi documenta con sensibilità unica la Tomba Brion, cogliendo configurazioni di materia e luce che riflettono il pensiero dell’architetto. L’ultima parte della mostra ritorna significativamente all’archivio, inteso come un’officina, un luogo di ricerca, di lavoro e anche di incontro per colleghi e autori più giovani. Concludono il percorso le serie Raccolta indifferenziata, assemblata da Guidi in occasione di questa mostra, e In Archivio, realizzata nel 2024 su incarico del MAXXI, sono le testimonianze più recenti della visione radicale e coerente con cui Guidi ha celebrato nel corso di sessant’anni il “pensiero” della fotografia. Le sequenze a parete dialogano con i materiali di approfondimento presentati una serie di teche tematiche. A introdurre il visitatore in mostra è una lunga panca-libreria che affronta il rapporto di Guidi con l’oggetto libro, attraverso una selezione di volumi dalla sua biblioteca nonché libri d’autore sfogliabili dai visitatori. Si prosegue poi con alcune “esercitazioni d grammatica della fotografia” degli anni Settanta, con lo studio di maestri come Walker Evans e Carlo Scarpa approfondito attraverso preziosi quaderni manoscritti, con le riflessioni intorno alla macchina fotografica come strumento dotato di una propria “intelligenza”, per arrivare al tema dell’insegnamento, in cui le lezioni di Guidi si configurano come liberi percorsi di senso attraverso le immagini, accompagnate da analisi formali e ipotesi di letture iconografiche, commenti e citazioni, in cui il fotografo esplicita il funzionamento dei temi visivi a lui cari. Al CCA è stato poi proposto di raccontare il rapporto dell’istituzione di Montreal con Guido Guidi, mentre l’ICCD di Roma, attraverso un caso di studio, affronta il tema dell’archivio fotografico in una pratica artistica che si sviluppa attraverso una riflessione continua su metodo e linguaggio. 

 

Guido Guidi. Col tempo, 1956-2024. ph. Musacchio, Pasqualini & Fucilla / MUSA. Courtesy Fondazione MAXXI

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